La famiglia dei conti de Ceccano ebbe assoluto rilievo fra le casate feudali del Lazio medievale e dominò Ceccano e numerosi castelli nella Valle dell’Amaseno e nella zona meridionale dei Monti Lepini per quasi cinquecento anni. I rapporti della casata ceccanese con la Chiesa non furono sempre ottimali e in alcuni periodi divennero anche pessimi (i conti de Ceccano furono tra i promotori dello Schiaffo di Anagni).
Le gesta della nobile famiglia ci giungono ancora oggi dagli Annales Ceccanenses (conosciuti anche come Cronache di Fossanova), la più antica cronaca laica di tutto il Lazio oggi esistente, che narra le vicende della casata e molte preziose informazioni storiche sui dintorni. La narrazione inizia dalla nascita di Gesù Cristo seguendo con brevi annotazioni fino all’anno 1000; in seguito la narrazione si amplia così come la descrizione degli avvenimenti relativi ai conti de Ceccano, per giungere al 1217, anno in cui la cronaca si interrompe. Oggi si conservano copie trascritte del documento originale, purtroppo scomparso.
Sulle origini della famiglia ci sono varie ipotesi. Secondo alcuni storici (come Ferdinand Gregorovius) la famiglia aveva origine germanica e scese al seguito dei longobardi nel VIII secolo e da allora si stabilì sul luogo (Ceccano) prendendone il nome. Secondo altri storici, la famiglia potrebbe derivare dalla stirpe di Petronio Ceccano, comes di Campagna (antica regione a Sud di Roma) da cui la città di Ceccano prese il suo nome attuale nel VII secolo d.C.
Le prime notizie certe sulla casata si hanno dalla seconda metà del ‘900 d.C., quando su alcuni documenti dell’Abbazia di Montecassino si parla di Leone, Uberto ed Amato che donarono molti beni all’Abbazia Benedettina.
La famiglia non ha dato Papi alla storia ma numerosi cardinali tra cui, il Cardinale Giordano, abate di Fossanova, creato Cardinale da Clemente III nel 1188 che lo inviò come Nunzio Apostolico in Francia e in Germania. Tornato nel 1189 fece restaurare la Chiesa di Santa Maria a Fiume in Ceccano, che consacrò nel 1196 con una solenne cerimonia descritta accuratamente sugli Annales Ceccanenses.
Il Cardinale Stefano, monaco, priore ed abate di Fossanova, fu creato cardinale da papa Innocenzo III. Amico di San Domenico di Guzman, fu uno dei fondatori dell’Abbazia di San Galgano e della poco distante cappella dedicata alla Vergine della Rotonda sul luogo dove era morto San Galgano; qui è conservato un affresco raffigurante il cardinale in preghiera davanti alla Vergine.
La figura del Cardinale Teobaldo è strettamente legata a San Tommaso d’Aquino. Il Santo, gravemente malato, dopo aver visitato la nipote Francesca, moglie del feudatario di Maenza Annibaldo de Ceccano, volle andare incontro alla morte in un luogo più adatto alla sua vocazione religiosa e si fece condurre nell’Abbazia di Fossanova, dove spirò all’età di quarantanove anni fra le braccia dell’Abate Teobaldo de Ceccano (1274).
Il Cardinale Annibaldo IV, nipote del Cardinale Jacopo Caetani Stefaneschi, teologo e professore alla Sorbona di Parigi, amico degli artisti Giotto e Petrarca, nel periodo del Papato Avignonese, aprì il Giubileo del 1350 per conto di Clemente VI. Ad Avignone si trova ancora l’edificio che fu la sua residenza, la Livrée Ceccano, importante mediateca della Provenza, con gli ampi stanzoni arricchiti da numerosi affreschi con lo stemma araldico del cardinale.
Altri personaggi importanti furono Donna Egidia, tra le prime donne nella storia ad intraprendere il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, che partì nel 1190 tornando l’anno seguente guarita dal male che l’affliggeva e il figlio, il Conte Giovanni I. Nel 1190, venne creato cavaliere dall’Imperatore Enrico VI di Svevia; la sua è la più antica testimonianza di un’investitura cavalleresca nel Lazio meridionale e denota l’alto rango raggiunto dalla famiglia dei conti di Ceccano a quell’epoca. Nel 1200, nella Cattedrale di Anagni, il Conte Giovanni giurò fedeltà al Papa Innocenzo III che gli assegnò in beneficio la città di Sezze.
La Contea viveva in quel periodo il suo massimo splendore; sotto il governo dei de Ceccano erano posti: Ceccano, Arnara, Patrica, Cacume, Monte Acuto, Giuliano, Santo Stefano, Maenza, Rocca d’Asprano, Prossedi, Pisterzo, Carpineto, con diritti vantati anche su Montelanico, Alatri, Frosinone, Priverno, Torrice, Ceprano e Ninfa. Nel 1216 Giovanni respinse con fermezza Ruggero dell’Aquila dalle sue terre, lo raggiunse a Vallecorsa e lo sconfisse, costringendolo a ripassare il Liri, e facendo prigioniero lo zio Roberto e settanta militi; in seguito attaccò la famiglia Colonna, che aveva parteggiato per Ruggero dell’Aquila, assaltando il castello di Morolo causando la morte di oltre 400 persone.
Andrea Selvini