Amaseno

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Amaseno

Le origini della città di Amaseno risalgono al Medioevo. Il suo toponimo cambia nel  corso dei secoli, infatti compare nel XII secolo come Castrum Sancti Laurentii sugli Annales Ceccanenses, cronaca dei conti de Ceccano. La famiglia, tra le più rilevanti casate del Lazio Meridionale, costruì una prima fortezza a difesa della strategica valle dell’Amaseno ed ebbe il dominio su San Lorenzo per diversi secoli. A causa dell’appoggio dei de Ceccano all’Imperatore, nel 1125 e nel 1165 San Lorenzo venne distrutto dall’esercito papale ed i feudatari al suo seguito si sottomisero al Pontefice.
Nel 1298 la città fu sequestrata da Bonifacio VIII ma tornò presto ai de Ceccano con Riccardo Vetulus (1315) e Margherita (contessa di Vico e dama della regina Giovanna I di Napoli) e nel 1350 passò ai Caetani. Il secolo successivo, Papa Martino V donò S. Lorenzo a Giovanna II di Napoli che in seguito lo diede ai prìncipi Colonna di Roma. Nel corso del ‘500, San Lorenzo assieme a Sonnino e Vallecorsa vennero a trovarsi sotto la giurisdizione del Re di Spagna in una piccola enclave chiamata Regio Deposito di Sua Maestà Cattolica il Re di Spagna.
Nella prima metà del ‘500 i tre feudi si trovavano sotto il dominio di Vespasiano Colonna, gran contestabile del Regno di Napoli. A seguito della sua morte e il suo testamento a vantaggio della sua unica figlia Isabella, ci fu una forte disputa all’interno della casata sulle questioni ereditarie, con ripercussioni sui tre feudi. Lo scandalo sulla controversia testamentaria comportò l’intervento degli spagnoli, con il sequestro dei tre feudi da parte del Viceré di Napoli che li pose sotto l’amministrazione degli ambasciatori spagnoli nella Santa Sede. Gli spagnoli tennero i tre feudi fino al 1591, quando passarono definitivamente ai Colonna che li tennero fino al 1816.
Dopo l’Unità d’Italia con una legge del Re (1872) il nome del centro storico cambiò in Amaseno per le molte omonimie (trenta località chiamate S. Lorenzo nei territori dell’ex Stato Pontificio). Lo stemma della città con il Santo si sostituì con una torre a ricordo dell’origine medievale. Durante la seconda Guerra Mondiale fu colpita dai bombardamenti e dalle numerose violenze delle truppe marocchine.
L’economia della città è da sempre basata sull’agricoltura: storica è la coltivazione dell’olivo (fonti storiche attestano la sua presenza fin dal 1500) come anche l’allevamento dei bufali, aumentato nel corso dell’ultimo secolo.
Particolarmente caratteristici sono i vicoletti della città vecchia, caratterizzati da numerosi portali, austeri testimoni della vita trascorsa nel borgo. Numerosi portali conservano scolpita l’incisione cristiana JHS, Jesus hominis salvator, a testimonianza che anticamente quegli edifici appartenevano alla Chiesa. All’inizio di via Nazionale, nei pressi della Collegiata, spicca un grande portale a tutto sesto, originariamente una bottega medievale. Imponenti i portali a tutto sesto di via reale, quello di via del Genio (dominato da una grande faccia scolpita nella chiave di volta) e quello situato in via del Castello con una testolina scolpita. Numerosi i portali a sesto acuto, i più belli sono situati in via dell’Indipendenza, in via bivia ed in via del Castello
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