SULLE TRACCE DEL FIUME AMASENO
Il territorio della Valle dell’Amaseno è stato fin da tempi remoti legato alle dinamiche di instabilità idrogeologica dei versanti e alla vulnerabilità del fiume Amaseno, principale responsabile della preoccupante situazione idrica del territorio pontino.
A partire dai secoli XVII-XVIII cominciano ad essere elaborati una serie di progetti sulla manutenzione e la gestione dell’ecosistema fluviale volti a trovare una soluzione per la gestione della risorsa idrica mediante interventi organici di sistemazione e razionalizzazione idraulica che avevano lo scopo di prosciugare gli acquitrini e ricavarne superfici coltivabili in vista di un incremento della produttività dei terreni. In particolare, l’area compresa tra il territorio di Priverno e quello di Sonnino era la zona maggiormente interessata dal fenomeno degli impaludamenti che periodicamente, secondo le condizioni idrogeologiche, interessavano i “campi di Piperno” e i “campi di Sonnino” posti nella linea di confine con il comprensorio delle paludi pontine. La risoluzione alla problematica idraulica del territorio pontino e della bassa Valle dell’Amaseno si ha solo con le bonifiche integrali degli Anni Trenta del Novecento che hanno provocato anche la trasformazione radicale del paesaggio storico e culturale.
Per approfondire nel dettaglio l’evoluzione del fiume Amaseno si rimanda al seguente articolo pubblicato da Sara Carallo
Le fonti d’archivio al servizio della governance del territorio per la ricostruzione degli antichi assetti idrogeologici, in Carallo S. (a cura di), “Il progetto del territorio nelle fonti d’archivi”, Collana del Laboratorio geocartografico “Giuseppe Caraci”, n. 2, Roma, Labgeo Caraci, 179-201, ISBN 978-88-941810-3-6.
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