Sul Monte Tavanese con il Gruppo Terre Alte - CAI Frosinone

Sul Monte Tavanese con il Gruppo Terre Alte - CAI Frosinone

Giovedì 7 marzo il Gruppo di Ricerca Terre Alte – CAI  Frosinone ha svolto la sua prima attività sul campo del 2019 del progetto “Rinascita sociale e culturale dei territori montani e rurali della Valle dell’Amaseno” avviato un anno fa e di cui vi abbiamo parlato QUI.

Sara Carallo, responsabile scientifico del progetto, e Diego Magliocchetti, insieme all’area tecnica del Parco Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi: Adriano, Giuliano e Rocco hanno percorso a piedi parte del territorio dei Monti Ausoni ricadente tra i comuni di Sonnino e Terracina.
Da Monte Romano si sono diretti verso il Monte Tavanese attraversando uno dei paesaggi carsici più suggestivi del Lazio che custodisce una biodioversità di gran pregio e valore naturalistico. L’obiettivo è elaborare un percorso ecoturistico sulle tracce degli antichi percorsi di transumanza attraversati dai briganti tra il XVIII e sul XIX secolo.

Sulla linea che collega la località Monte Romano, il Ciavolone, Monte Peschio, Monte Ceraso, Cisterna Mareccia, Monte Tavanese e prosegue verso il Monte delle Fate i nostri testimoni sorvegliano e custodiscono i segreti di Meo Varrone, brigante che nel 1835 “colpito da piombo nemico” e, teste il figlio Michele, col nemico che “non seppe caricà la botta”, come recita l’epigrafe posta a ricordo dell’episodio sul luogo dove avvenne il fatto.

Sulla cima del Tavanese, non proprio agevolmente raggiungibile, troviamo il cippo di confine n°29 facente parte dei “testimoni di pietra” (cit. Tonino Farinelli, Gruppo Terre Alte – CAI Frosinone) posti negli anni dal 1846 al 1848 a delimitare gli spazi tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli di quello che si usa definire il confine più antico d’Europa; confine, ma non frontiera invalicabile.

La necessità di formalizzare tale limite si manifestò quando le controversie relative all’uso dei pascoli, dell’accesso all’acqua e a risorse naturali strategiche imposero di stabilire delle regole che potessero controllare episodi spesso propriamente delinquenziali.
Ciò che colpisce maggiormente è l’impressione di immutabilità che tali luoghi manifestano: inoltrandosi nei pianori carsici, sulle creste e percorrendo antiche tracce di vie pastorali, si ha la sensazione di vivere in un tempo passato, magari aspettandosi da un momento all’altro l’assalto di qualche banda di briganti all’epoca molto attivi da queste parti, ma anche di essere coinvolti in orizzonti aperti e circondati da una natura e da una biodiversità straordinare.
Ma immutabilità non deve voler dire tempo fermo: possiamo notare una splendida cura del territorio finalizzata in particolare alla coltivazione dell’ulivo, con esempi di terrazzamenti ben accuditi, cisterne di raccolta acqua rigorosamente costruite in pietra locale e un generalizzato uso consapevole del territorio, insomma una sorta di isola felice, pur se in recenti tempi non sono mancati alcuni episodi discutibili come l’apertura di alcune cave ora dismesse.
Il Gruppo di lavoro continuerà, nei prossimi mesi, i sopralluoghi per definire la traccia che renderà non appena completa, disponibile su questa piattaforma.

 

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